Pagine

sabato 23 aprile 2011

Attento a come parli...ma poi, a che serve parlare?

Negli ultimi tempi, chi osa segnalare che qualcosa nella scuola non va viene subito etichettato come filogovernativo, o comunista secondo il tipo di protesta che conduce; siamo sempre alle solite, a dimostrazione che la scuola è enormemente politicizzata.

D'altronde, l'hanno voluta così e il loro scopo l'hanno raggiunto.
Per anni a nessuno è più importato reclutare bravi docenti, colti, equilibrati e dotati di buone doti comunicative: contava solo l'ideologia che il docente era in grado di testimoniare a parole e nei fatti.
E ora, purtroppo, raccogliamo i frutti di questa pesante intromissione della politica nella scuola.
Non fraintendetemi, non voglio dire che nella scuola pubblica non ci siano ottimi, eccellenti insegnanti dallo spirito libero, perché sarebbe una falsità. Ne esistono a tutti i livelli, in tutte le regioni d'Italia, ma sono lasciati da soli se non possiedono i cosiddetti "agganci". Nessuno gli dà retta, nessuno ascolta le loro richieste perché ormai non conta più il docente in sè, ma il partito o la lobby che ha alle sue spalle e ovviamente il suo potere aumenta o decresce in proporzione a quello.

Capite, ci hanno annientati: siamo solo piccoli mattoni nel muro, tolto uno se ne mette subito un altro.
La scuola d'oggi non ha bisogno di teste pensanti. E temo che non ne abbia avuto mai, se non all'inizio.
Peccato perché potremmo fare e dire moltissimo per i nostri giovani e per la società, ma tutti i discorsi si arenano, anzi si scontrano con l'ideologia di appartenenza e il rifiuto di fare un passettino oltre a quello che il partito suggerisce.

Un'altra cosa che non va è la rassegnazione: concludere che "tanto il pesce puzza dalla testa, dall'alto si vuole così, noi che possiamo fare, ognuno pensi a sè" non ci porta a nulla di buono...solo a conservare il marcio esistente.
Spesso ci si lamenta, ma quando è il momento di fare qualcosa ci si tira indietro (lo tocchiamo con mano ogni volta in occasione di uno sciopero, dove ci sono insegnanti che non aderiscono mai per principio, ovvero per non perdere soldi).
Un altro esempio, tutti ci lamentiamo di come è ridotta la scuola a causa dei progetti, ma chi è disposto a spezzare la spirale perversa del progettificio, rinunciando alla manciata di euro che viene elargita a pioggia ai soliti noti, pur di avere garantiti la carta per le fotocopie, le cartucce toner, il materiale di consumo? Senza parlare della carta igienica e del sapone per i bagni, dove ormai la situazione igienica sfiora l'indecoroso. Eppure basterebbe mettersi d'accordo e non approvare i progetti presentati, dandone questa semplice motivazione: non vogliamo progetti aggiuntivi, vogliamo che funzioni bene la didattica quotidiana.
Eh, sì.
Lo chiedo per sport, tanto so che nessuno rinuncia. Dare la colpa agli altri del malfunzionamento della scuola è molto più comodo che prendere una posizione sgradita a qualcuno oppure vedersi alleggerire il portafoglio.