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domenica 31 agosto 2008

La scuola del sud

E' recente la polemica suscitata dalle dichiarazioni del ministro Gelmini, peraltro subito chiarite, secondo le quali la scuola meridionale verserebbe in condizioni peggiori di quella settentrionale. Ovviamente, gli abitanti del sud che hanno avuto modo di conoscere per esperienza diretta o indiretta come funzionano le scuole pubbliche nel nord Italia sanno che è in gran parte vero.

Purtroppo è un dato reale che nel sud gli edifici scolastici sono spesso in pessime condizioni, le attività didattiche risultano frequentemente male organizzate e la situazione disciplinare in molte classi, specialmente nella secondaria, lascia a desiderare.

Fatte le debite esclusioni, perché esistono sicuramente nel sud istituti di tutto rispetto e nel nord scuole poco valide, dobbiamo accettare anche questa differenza, per inciso non di poco conto, fra un'area e un'altra del nostro paese. Come potrebbe essere diversamente, dato che il sud è oppresso da gravissimi problemi di non facile soluzione? Negarlo significa essere in mala fede.

I professori meridionali che si offendono perché si sentono sotto accusa, dovrebbero invece approfittare della situazione per aprire il sacco e denunciare tutto lo schifo che sono costretti a sopportare quotidianamente, chiedendo aiuto alle istituzioni per cambiare; infatti il risultato di una scuola non dipende solo dai suoi docenti, perché un insegnante pur bravo e responsabile può fare molto poco senza l'appoggio dell'ambiente sociale in cui opera.

Un po' in tutta Italia, ma soprattutto nel mezzogiorno, la scuola ha perso la stima della popolazione; chiediamoci perché e cerchiamo di trovare un rimedio, invece di perderci in sterili polemiche tra polentoni e terroni che ormai non convincono più nessuno. Ci sono ottimi insegnanti in Friuli come in Calabria, tra l'altro almeno il cinquanta per cento dei docenti che lavorano nelle regioni del nord è di origine meridionale, però sicuramente la scuola in quelle zone gode di maggiori attenzioni da parte delle amministrazioni locali e dei genitori e questo permette di ottenere risultati soddisfacenti più che nel sud.

Come può funzionare una scuola in cui manca il gesso e il sapone, i muri crollano, non si possono fare fotocopie, non esiste un laboratorio o una palestra? O dove i genitori dicono al figlio: "La tua insegnante non capisce niente, non studiare troppo che ti stressi"...?!

Qualcuno una volta mi ha obiettato che don Milani creò una Barbiana dal nulla. Ma intanto don Milani era una persona straordinaria e per di più un sacerdote, dotato per questo di un vantaggio che un comune maestro non avrà mai. Si dirà, ma che c'entra?

C'entra moltissimo, invece. Nel sud una Barbiana non c'è mai stata né mai ci sarà, perché una persona da sola non riesce a fare grandi cose. Tutto è organizzato in cricche e chi non accetta l'andazzo viene isolato.

Succede anche questo: alcune persone, pur essendo serie e rispettabili, non sono considerate né ascoltate, semplicemente contano meno di nulla per il solo fatto di non appartenere a una delle associazioni che detengono il potere. Se i ragazzi, i genitori, i colleghi e perfino i bidelli decidono che un professore non ha importanti "appoggi", politici, ecclesiastici o d'altro tipo, per lui è finita, può anche essere la reincarnazione di Einstein: nessuno gli darà comunque retta.

Insegnare nel sud è difficilissimo anche per questo. Inoltre si deve considerare che la cultura ormai non offre vantaggi economici o pratici, perciò risulta priva d'interesse per la maggior parte delle persone che sono spinte solo dall' utile immediato. Il rispetto? Ormai si ottiene più facilmente e proficuamente in modo diverso...

Se prima lo studio garantiva un posto di lavoro sicuro e invidiabile, ora non è più così: vediamo laureati a spasso e ingegneri che guadagnano sì e no ottocento euro al mese, mentre personaggi ignoranti girano tronfi in Suv e automobili costose, permettendosi abitazioni da sceicchi. Perché i ragazzi di famiglia povera dovrebbero ancora sacrificarsi a studiare? Per diventare persone istruite e raffinate, in un ambiente che apprezza ben altri valori? E poi dover prendere la valigetta ed emigrare al nord, in cambio di uno stipendio incerto, neppure sufficiente a pagare l'affitto di casa?

Malgrado ciò, conosco tanti bravi studenti che meriterebbero un paese migliore, e professori eroici che combattono ogni giorno contro i pregiudizi, l'arretratezza e l'ignoranza.

Al ministro Gelmini vorrei dire - se potesse e volesse ascoltarmi- che i problemi della scuola nel sud sono i problemi del sud, probabilmente non si risolveranno mai, di certo non con piccoli interventi palliativi. Se poi pensa di sottrarre risorse economiche all'istruzione per pareggiare i conti altrove, sta commettendo l'ennesimo imperdonabile errore. Eliminare gli sprechi è giusto, anzi lodevole, ma ci sono settori ridotti all'osso, all'indecenza per un paese civile. Parola di maestra Adriana, per quello che conta.

venerdì 1 agosto 2008

Fannulloni, tremate!

Insomma, i ministri Brunetta, Tremonti e Gelmini ce la stanno mettendo tutta per tartassare noi insegnanti, mettendoci in un sol fascio con i dipendenti pubblici. Sapevamo di non essere molto popolari, francamente ce ne eravamo accorti da un pezzo, ma ora mi sembra che stiamo toccando il fondo. Sono scandalizzata anche per il comportamento tiepido dei sindacati; ma che diamine, stanno riducendo la paga a chi si ammala, non si era mai visto in precedenza...Il nuovo governo con questo decreto 112 tratta la scuola come se fosse un emporio, bisogna rivedere il budget, si devono tagliare, le spese... ma non si rende conto che l'istruzione è importante? Possibile poi che tutti gli sprechi risiedano nelle assenze dei docenti o nel numero di alunni per classe? Su questi argomenti mi sono già espressa in un post precedente, non voglio ripetermi. Si invocano le motivazioni pedagogiche per nascondere quello che è un puro calcolo contabile; dove racimolare soldi per i conti pubblici che fanno acqua da tutte le parti? Ma sì, c'è la scuola. Tanto, è già spremuta come un limone, peggio di così non può certo andare...
Hanno stabilito che sarà obbligatoria la visita fiscale anche per un solo giorno d'assenza. Veramente altri governi precedenti ci avevano già provato, peraltro con scarsi risultati. Tra le nuove norme, per le malattie di breve durata, inferiori ai dieci giorni (quindi per i non fannulloni), è prevista anche una riduzione dello stipendio. Il dipendente dovrà essere sempre reperibile, tranne un'ora per la... pausa pranzo e dopo le venti (ci mancherebbe anche la visita notturna). Ma che provvedimenti sono questi? A che cosa dovrebbero servire? Forse a mandare insegnanti a scuola con tanto di febbre e bronchite, per distribuire meglio i virus, dato che non bastano quelli già pullulanti nelle aule. Non credo proprio che gli ammalati possano smettere di ammalarsi, a meno che il governo non decida una campagna di vaccinazione antinfluenzale obbligatoria. Sarebbe un'idea. Anzi, proporrei il ritorno della sala medica in ogni istituto scolastico. Era utilissima, fra l'altro serviva anche come piccolo sfogo nei momenti di crisi; quando ero piccola c'era una dottoressa in tutte le scuole, chi è negli "anta" se lo ricorderà.
Quanto ai veri fannulloni, loro se ne infischiano della visita fiscale per un giorno, tanto non si assentano quasi mai, oppure prendono lunghi periodi di congedo! Conoscono il modo di lavorare pochissimo figurando sempre presenti. Facciano controlli a sorpresa negli uffici e vedranno chi lavora veramente e chi invece appende il cappello.
Prima di accanirsi contro chi sta male (soprattutto nella scuola, date le pessime condizioni igieniche in cui versano molti istituti), farebbero bene a controllare chi c'è, compresi i dirigenti.
Poi dovrebbero verificare se i dipendenti sono in grado di rendere; se i locali rispettano le norme di sicurezza e d'igiene, se le attrezzature non sono carenti oppure obsolete e guaste, se il personale è valorizzato in maniera adeguata alle sue effettive competenze, se nell'ambiente lavorativo non esistono casi di mobbing e bullismo, eccetera eccetera.
Tutto ciò comporta molto impegno e fatica, perciò è sicuramente più comodo dare dei fannulloni a quei poveri cristi di maestri e professori che lottano in cambio di un modesto stipendio, senza ricevere alcun ringraziamento da nessuno - casomai critiche e maldicenze - pensando al bene dei ragazzi e a quello di uno stato che non sa apprezzare il loro lavoro.
Come al solito sono sempre i più deboli ad essere presi di mira: come mai non decidono di ridurre lo stipendio ai parlamentari o ai dirigenti pubblici? Perché non riducono drasticamente i fondi per i progetti aggiuntivi, perché non eliminano le figure obiettivo (del tutto inutili)? Sarebbe già un bel risparmio. Eh già, migliaia di euro che piovono in ogni scuola per essere distribuiti - o disseminati - da quando vige la logica dell'empowerment.
Non mi si dica che sono discorsi qualunquisti. Le pecche nella scuola esistono, eccome, però per eliminare quelle non si fa mai niente, mentre si fa sempre qualcosa per produrre ulteriori guasti.