Ricomincia il tormentone della maestra unica. Da trent' anni a questa parte, sembra che tutti i guai della scuola italiana risiedano nell'organizzazione della primaria (ex elementare). Non c'è ministro che, appena insediato, non proponga subito la sua formula magica! Viene da malignare che sia perché i maestri - dovrei dire le maestre, data la stragrande maggioranza di personale femminile - sono sempre pronti a recepire e adottare ogni novità che arriva da Roma, mentre i professori in genere si dimostrano molto meno teneri nei confronti delle riforme.
Anche il nuovo ministro Gelmini non smentisce la fama dei suoi predecessori Fioroni, Moratti, De Mauro, ecc.
Si parla di quasi 100.000 posti d'insegnamento in meno, oltre a una consistente riduzione del personale Ata. Lo slogan esaltante è: "meno insegnanti, ma pagati meglio". Non solo: più alunni per classe, meno materie nelle superiori (tanto non servono...)
Nella primaria, forse ritorneremo a una sola maestra (o maestro, ma i maschietti sono così pochi ). In base a quale logica? Ragionieristica, credo, perché non potrei vederne altra.
Stando ai risultati delle ultime rilevazioni Ocse-Pisa, la scuola primaria italiana regge bene il confronto con altri paesi europei, perché i nostri alunni si qualificano mediamente in buone posizioni (anche se con risultati variabili a livello regionale). Ciò dimostra che avere più insegnanti per classe non è nocivo, come alcuni sostengono. L'abolizione del maestro unico sostituito da un team (o équipe), iniziata negli anni ottanta, non ha portato problemi ai bambini, semmai ad una parte di genitori e docenti che rimpiangono la scuola tradizionale.
Anch'io ho avuto una sola maestra; la ricordo sempre elegante nel suo grembiule di raso nero con il colletto di pizzo, distinta e severa dall'alto della cattedra; ricordo con commozione l'odore dei banchi di legno massiccio incerato, i quaderni con la copertina nera, lo scricchiolio del pennino sul foglio, il gorgoglìo dell'inchiostro che i bidelli versavano nei calamai, piano piano come fanno gli inglesi con il tè. Eravamo trenta, trentuno bambine educatissime, non si sentiva mai alzare la voce...la parola della maestra per noi era legge. Ogni mattina dall'altoparlante provenivano musiche edificanti, come l'Ave Maria cantata da Beniamino Gigli, seguite puntualmente dal saluto del direttore. Non ricordo che mancasse mai il gesso o che ci fosse un campanello rotto; le finestre avevano le tende parasole e i bidelli non passavano il tempo leggendo il giornale o pettegolando, pulivano sempre, addirittura passavano i corridoi soltanto con la segatura umida per non farci scivolare. Andare in direzione a mostrare un compito ben fatto e prendere "visto e lode", con il timbro e la firma del direttore, significava salire al settimo cielo.
Adesso però sono cosciente che una scuola del genere non può esistere. Appartiene davvero al passato remoto.
Prima di tutto i ragazzini d'oggi sono molto diversi da quelli di vent'anni fa: una mamma fatica a tenere calmi due figli, figurarsi cosa succede mettendone trenta insieme! I bambini d'oggi alla maestra danno del tu, p er non dire altro... Pretendere che un insegnante da solo possa tenere sotto controllo e istruire una classe di trenta e più alunni con tutto quello che oggi si richiede, dall'italiano all'inglese all'informatica e quant'altro, significa non capire niente di didattica oppure agire in malafede per voler rovinare la scuola pubblica.
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